mercoledì 27 maggio 2009

Barbara Bonanni

Barbara Bonanni,nasce a Roma in un Gennaio freddo e pallido,sotto il segno dell'acquario.Creatura sensibile estroversa ed estrosa,amante della creatività, a 15 anni abbraccia subito il mondo dell'arte ,iscrivendosi al IV liceo artistico di Roma.Amante del canto e della musica studia pianoforte con il mezzosoprano Mascia Foschi.
Subito dopo gli studi,decide di seguire un corso di teatro,nonostante il suo amore per il disign e per la pittura; con stupore ed ottimi risultati,viene scelta per una commedia teatrale ed è lì che capisce che quel che era il suo mestiere,era diventato vizio,e quel che era il vizio era diventato il suo mestiere, l'attrice!
Così nel 1999 viene scelta dalla compagnia Attori e Tecnici di Attilio Corsini per debuttare sul palcoscenico del Teatro Vittoria con " I NewYorkesi ",testo tratto dal film di Woody Allen "Manhattan", sempre per la regia di Attilio Corsini.
Con la compagnia Attori e Tecnici interpreta altri tre personaggi per altre tre commedie. Decide,dopo due anni di "tournèe"di proseguire gli studi per il Design,specializzandosi. Nel 2001 viene scelta per la serie tv "Un posto al sole"
Intanto frequenta la scuola di teatro "training studio"di L.Curreli,con metodo adottato da Lee Strasberg ,il sistema Stanislavkji. Nel 2001 si sposa con il suo primo amore - il cinema - interpretando il ruolo di Anna nel film "PAZ! il film!" ( regia di Renato De Maria) ,ruolo a lei caro ( il mio primo ciak,il mio primo film ;è un pò come il primo amore :-Non si scorda mai!- (Il Tempo).
Nel 2002 nel suo secondo film per il cinema lavora con veri disabili come attori "PiovonoMucche" ,lei interpreta Beatrice ,una seduttrice in carrozzina,(regia Luca Vendruscolo):-Un ruolo difficile,dove però ho imparato molto dagli attori non attori,soprattutto che la vera disabilità è di testa,i veri disabili a volte siamo noi.( Conferenza stampa Torino Film Festival)
Interpreta vari video clip per musicisti come BluVertigo(regia Asia Argento)- o come Tiromancino (regia Cosimo Alemà).Nel 2003 gira un video per un 'artista americana (regia Abel Ferrara) e ritorna al teatro con una commedia di Angelo Orlando -Barbara- una specie di aspettando Godot con Valerio Mastandrea e Rolando Ravello.(regia A.Orlando).Subito dopo la vediamo nel film "Il siero della vanità" (regia di Alex Infascelli). La vediamo protagonista nel 2004 del "Cuore non duole" regia di Maria Sole Tognazzi,dove parteciperà alla sezione Giovani Talenti Italiani alla 61° Mostra Internazionale del Cinema Italiano. Ritorna alla tv interpretando "Doppio agguato" regia Renato De Maria con Isabella Ferrari e Luca Zingaretti. Subito dopo "Distretto di polizia" regia di Lucio Gaudino.
Ritorna al teatro con "Bersaglio Mobile" rassegna di corti teatrali al Teatro Colosseo. Nel 2003 ritorna alla pittura partecipando con tre opere pittoriche al" Riparte" ,nel 2005 espone la sua opera, composta da nove tele, (parte del ricavato in beneficenza ai bambini dello Tsunami )accanto al giovane artista romano Mauro Pallotta. Decide poi di dedicarsi al canto,registrando due cover,una in particolare " Come toogheter "(www.myspace.com/labibidellemoscherosa). La vediamo poi con il pancione nel video clip di Max Pezzali. Infatti Barbara nel 2008 si prende un anno sabatico, interpretando il ruolo più importante della sua vita-quello di madre.

martedì 26 maggio 2009

Carlo Infante su Tonino Caputo

Pubblico volentieri un estratto dell'articolo di Carlo Infante su Tonino Caputo òa cui arte amo tantissimo. In più vi segnalo il link dove poterlo leggere per intero

Paola Scialpi


Con notevole successo di pubblico, si è inaugurata la sera del 9 maggio, presso il Museo Provinciale “Sigismondo Castromediano” di Lecce, la mostra antologica di uno fra i principali pittori meridionali contemporanei, Tonino Caputo. Chi scrive, in un articolo dell’agosto scorso, auspicò che Lecce tributasse, finalmente, i dovuti onori ad uno dei suoi figli più illustri. Nato nel ’33, figlio di un geniale fotografo, iniziò a dipingere a quindici anni. Nel ’52 intraprese il suo lungo viaggio intorno al globo: Roma (dove frequentò la Facoltà di Architettura), Parigi, l’Europa orientale, Barcellona, l’Austalia, la Svezia, New York e via discorrendo.
Collaborò con la Treccani (come coordinatore dell’immagine del vocabolario) e, mediante scritti d’arte e disegni, con numerose testate nazionali, fra cui “Il Pensiero Nazionale”, diretto da Stanis Ruinas, ed “il Mondo” (raccogliendo l’eredità di Mino Maccari).

continua : http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=14612

giovedì 21 maggio 2009

LA PENA DI MORTE: UN ERRORE CAPITALE. Collettiva d’arti figurative degli allievi del liceo artistico V. Ciardo di Lecce

In anteprima il comunicato sulla collettiva organizzata dal Liceo Artistico V. Ciardo di Lecce in collaborazione con Amnesty International e la Provincia di Lecce

P.S.

LICEO ARTISTICO V. CIARDO – LECCE
AMNESTY INTERNATIONAL

Presentano

LA PENA DI MORTE: UN ERRORE CAPITALE

Collettiva d’arti figurative degli allievi del liceo artistico V. Ciardo di Lecce


Palazzo dei Celestini – Lecce
Dal 23 al 31 maggio 2009

LA PENA DI MORTE: UN ERRORE CAPITALE, questo il titolo della mostra realizzata dagli allievi del Liceo Artistico V. Ciardo di Lecce. Torna prorompente la creatività degli allievi del Liceo leccese per denunciare un’altra tremenda piaga dell’umanità: la pena di morte! Già da qualche anno il liceo artistico di Lecce ha attivato un percorso insieme ad Amnesty International affrontando serie e importanti tematiche. Nel maggio 2008 il liceo artistico del capoluogo salentino si è presentato alla cittadinanza con una grande mostra contro la violenza sulle donne che ha riscosso molto successo di pubblico e di critica. Anche quest’anno ha dato il suo forte contributo all’iniziativa Amnesty International che con incontri e dibattiti ha coinvolto i ragazzi su questo grande tema. La mostra che comprende una cinquantina di opere grafico-pittoriche, sarà esposta nell’atrio del palazzo dei Celestini dal 23 al 31 maggio 2009, e si avvale del Patrocinio della provincia di Lecce sempre molto sensibile alle tematiche sociali. L’iniziativa ha avuto il supporto efficace, come sempre in qualsiasi occasione, del Dirigente scolastico prof.ssa Giovanna Caretto e la costante collaborazione dei docenti Teresa Buizza, Gabriella Capone, Rosalba Ingrosso, Eupremio Petrelli, Paola Scialpi. Referenti del progetto le prof.sse Laura Marra e Paola Scialpi. Ancora una volta gli allievi del Liceo Artistico leccese dimostrano come l’arte può diventare un efficace veicolo d’informazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle grandi tematiche dell’umanità.

martedì 12 maggio 2009

Susan Pinker, Il paradosso dei sessi (Einaudi)

Se il successo nel lavoro rispecchiasse quello scolastico, le donne oggi governerebbero il mondo. Perché spesso avviene il contrario? In questo volume Susan Pinker risponde ribaltando alcune delle nostre più ferme convinzioni, in particolare che donne e uomini siano equivalenti dal punto di vista biologico e che abbiano gli stessi obiettivi di vita. Che cosa vogliono le donne e perché lo vogliono? Che senso ha imporre alle donne un modello lavorativo maschile? Perché la parità non c'è ancora? Per Susan Pinker all'origine della differenza c'è uno scarto biologico che favorisce inclinazioni e atteggiamenti distinti. Soltanto accettando questa divergenza fondamentale si potrà realizzare un'organizzazione del lavoro in cui le diverse attitudini siano rispettate e valorizzate. Un saggio controverso che mira a gettare nuova luce sulle differenze tra uomo e donna, e offre spunti inediti per riaprire il dibattito.

casa editrice Einaudi: http://www.einaudi.it/einaudi/ita/default.jsp

"(...) conoscere e riconoscere le differenze tra i sessi non è un passo indietro, ma due in avanti"

Massimo Barberi

da Mente e Cervello n.53, p. 105

Il paradosso dei sessi. Uomini, donne e il vero scarto fra i generi di Pinker Susan
2009, 398 p., brossura Editore Einaudi (collana Einaudi. Stile libero extra)

martedì 5 maggio 2009

Teodolinda Il senso della meraviglia” di Ketty Magni (edizioni Bellavite)

CITTA’ DI CESANO MADERNO
Biblioteca Civica “V.Pappalettera”


“Teodolinda Il senso della meraviglia” edizioni Bellavite

di Ketty Magni

con Pierfranco Bertazzini, Vania Crippa

sabato 16 maggio 2009 ore 17,00

Sala Aurora - Palazzo Arese Borromeo

lunedì 4 maggio 2009

Considerazione psicoanalitiche sull’opera di Michelangelo. Rec di Maria Beatrice Protino

È del dott. Stefano Calamandrei, specialista in Psichiatria, l’articolo dedicato all’opera di Michelangelo e pubblicato su Florilegio 2003, ed. Nicomp L.E., a seguito degli incontri di Arte e Psicologia che da qualche anno la Biblioteca degli Uffizi ospita. L’associazione, creata ad uopo, di storici d’arte, psichiatri e psicologi conduce delle «incursioni borderline in ambienti scientifici autonomi e diversi» per favorire quella interdisciplinarietà culturale atta ad interpretare forse o a scoprire addirittura i percorsi psicologici dei singoli artisti, per svelarne le interne contraddizioni o i lampi di quella genialità che li ha condotti alla soglia dell’immortalità.
Michelangelo ha affrontato un tema molto moderno, percepito oggi in tutta la sua drammaticità e divenuto senz’altro il contenuto centrale dell’arte contemporanea: la rappresentazione del bambino insufficientemente stimolato, con un Sé indebolito, vulnerabile. «La creatività artistica ha un carattere spesso coatto e involontario – scrive C. – tanto che in molti artisti la sua assenza produce una depressione che affonda negli strati più profondi della loro personalità. Frammenti infantili, lasciati indietro durante una crescita non ottimale, possono rimanere esclusi dalla struttura attiva e produttiva della mente, più superficiale e cosciente, e legati a qualcosa di più profondo e non integrato».
M. ha elaborato il tema dominante della maternità e della morte per tutta la sua vita artistica. Ma la sua creatività ha avuto una nota di ripetitività, anche se sofisticata ed elaborata, data dall’abbraccio tra madre e figlio raffigurandolo come una holding insoddisfacente: questo è accaduto sia che eseguisse una maternità – si veda ad esempio la Madonna della Scala, la Madonna di Bruges - sia che scolpisse la Pietà, cioè una madre che culla il figlio morto.
Come spiega C., ognuno di noi, per tutta la vita, cerca di integrare la propria personalità di ciò che possono essere considerate le mancanze interiori… Nel farlo ha anche bisogno degli altri esseri umani; ha bisogno di provare emozioni; ha necessità di scambi affettivi. Eppure è vero che si impara a stare con gli altri solo dopo aver imparato a stare con se stessi. Quest’ultima è un’acquisizione complessa - che si compie nel periodo dai sei mesi ai due anni - che la nostra mente deve apprendere attraverso un contatto stretto e la presenza di un’altra persona, una persona che svolga il compito di una sorta di mediatore di fronte alla disperazione che arriverebbe inevitabile dalla solitudine e dal nulla. L’altra persona è appunto la madre, per cui l’immaturità dell’Io del bambino viene equilibrata dall’Io della madre, proprio perché lo stare soli ma con un’alta persona permette al bambino di introiettare – dice C. - quella capacità di sostegno, come se il bambino si creasse una madre interiore, una funzione interna. Per tutto il resto della vita non faremmo altro che continuare ad addomesticare quel senso di solitudine grazie a quella capacità di auto-sostegno ormai strutturata interiormente.
Naturalmente, se questo passaggio non avviene, non si riesce ad entrare in relazione con gli altri in maniera soddisfacente e nemmeno a stare bene da soli, ma nasce un senso di risentimento e dipendenza comunque mai soddisfacente, per cui le angosce di separazione non elaborate diventano una ricerca estenuante della soddisfazione mancata dell’infanzia.
Il sostenere della madre, cd. Maternage, si orientano essenzialmente a creare un ambiente adatto a venire incontro alle esigenze del bambino, che si raffigura soprattutto col tenere in braccio.
Ed è appunto l’essere tenuti in braccio, o meglio, il non esserlo, il tema caro a M. La raffigurazione del rapporto madre-neonato vede spesso il bambino sofferente tenuto in braccio da una donna distratta ed assente. Certo, questo distacco può essere interpretato in maniera diverse. Se analizziamo l’opera in chiave religiosa, potremmo ritenere che la Madonna è pensierosa perché consapevole del destino del figlio. Ma se facciamo riferimento a tutta la produzione di M. e, soprattutto, se guardiamo alla sua infanzia, trascorsa presso una famiglia di scalpellini dove fu messo a balia, per tornare poi nel nucleo familiare originale solo verso i due anni, probabilmente riusciremo a trovare anche altre motivazioni, magari più complesse.
Nella Madonna della Scala, eseguita probabilmente dall’artista all’età di quindici-diciassette anni, M. raffigura una donna con un bambino in braccio: lei appare molto distaccata, sembra pensare a qualcos’altro mentre il bimbo si volta verso di lei ed esprime fatica ad autosostenersi e angoscia a cercarla. La madre scopre un po’ il seno per allattare il figlioletto e sembra accudirlo con gesti istintivi ma forzati e con un dito gioca con la veste, dando l’impressione di essere assorbita in una fantasticheria che la conduce altrove. Queste caratteristiche torneranno sempre in tutte le Madonne che l’artista rappresenterà.
Nella Pietà, scolpita nello stesso periodo della Madonna di Bruges, ha un’iconografia nordica e aveva preso ispirazione da un testo di Simeone Metafraste del X sec. che narrava di come la Vergine avesse tenuto il figlio morto sulle sue ginocchia ricordandosi di come lo aveva cullato da piccolo.
La Madonna è una donna giovanissima, tanto da apparire quasi coetanea al Cristo morto, critica alla quale M. rispondeva considerando che le donne caste mantengono sempre un aspetto giovanile.
M., inizialmente, scolpì la Pietà per adornare la sua tomba e pose dietro la coppia madre-figlio - le cui teste si fondevano là dove si toccavano - un San Nicodemo, una figura paterna che sostiene le altre due, figura probabilmente da interpretarsi come una raffigurazione di se stesso che sostiene la coppia.
Un’altra considerazione di C. è condotta sul lavoro non-finito che M. ha lasciato fin dalle sue prime opere: «Il non finito esprime quell’abbraccio, quell’integrazione cercata, il dualismo madre-figlio, anche se viene messo in evidenza soprattutto il rapporto con qualcosa che spaventa, con la tentazione». Se si pensa alla Tauromachia, può riscontrarsi quasi un Io che si emancipa, emerge dal caos e si volge alla strutturazione. Ma è un divenire che parte dal non-finito, appunto, costituito da un insieme di frammenti confusi, in lotta tra loro, con centauri uomini e centauri donne e figure non distinguibili, opera sulla quale M. ritornò spesso come a parafrasare la sua crescita personale, l’ affinarsi della sua personalità.
M. continuerà a raffigurare o a scolpire la difficoltà dell’Io ad emergere, senza una madre davvero presente, attanagliato da un senso di abbandono e solitudine sofferente, che forse, come già aveva evidenziato Freud, sarebbe stato poi il vero tema caro a M., cioè la rappresentazione del controllo dell’ira e della frustrazione provati nel sentirsi rifiutato dalla madre.